I Lunedì dell’Accademia 1
Conversazione con Pietro
 

L'esempio seguente illustra la situazione in cui il paziente chiede al terapeuta, in quanto esperto, quale sia la ragione di una propria caratteristica disfunzionale, causa di disagio e di insoddisfazione. Ma la domanda non consente una risposta perché è astratta, generica, concerne un tratto del carattere, direbbe uno psichiatra, o un abito, direbbe un filosofo. Il terapeuta allora cerca di indirizzare l'interlocutore verso l'esame di fatti di cui sia stato parte attiva, considerando questa la via da seguire per arrivare a una risposta.

La seduta (al telefono)

Il signor P., diciamo Pietro, inizia la seduta dicendo che “oggi” vuole far il punto su una questione: ha troppe idee in testa e non riesce a metterne in pratica nessuna. Ne elenca cinque, in parte già note, su cui un po' ci soffermiamo; per una di esse, come farla procedere, si è già interessato presso un amico che gli ha detto di stendere un breve testo da inviare alla persona adatta, ma non è andato avanti. Mi domanda il perché di “questa incapacità di passare ai fatti” e chiede il mio aiuto per scoprirlo. Aggiunge poi un altro progetto, il sesto della serie, uno nuovo e piuttosto articolato.

(ai 26 minuti circa)

T1: Oggi mi sta presentando una messe di idee e progetti possibili, e poi mi chiede di essere aiutato. Beh, mi sentirei più di aiutarla sul merito delle situazioni concrete: quando mi dice che si è messo all'opera, allora posso dire la mia.

P1: Non so, settimana prossima, che io, non so, lunedì per esempio mi son messo di provare a iniziare a scrivere una sintesi su quello che poteva essere il progetto del libro, in base a cosa salta fuori potrei dire, guarda,

sono qua, son bloccato, non sono riuscito, non so, ho provato, ho scritto cento volte

T2: Ha già incominciato?

P2: No no no, ancora, appunto per esempio, lunedì adesso mi son messo, cioè lunedì futuro, no no no (ride) no no no, per dire nel mio calendario della settimana mi sono segnato già la settimana prossima di iniziare a provare per esempio a mettere giù iniziare a stendere un'idea di cosa scrivere di questo progetto.

T3: Certo, per esempio.

P3: Ma secondo lei, cioè, a cosa si poteva ri, ri, a cosa potrebbe ri non ricadere, scusi, a cosa potrebbe, o mamma mia, peraltro mi sto dimenticando tante parole, la cosa mi preoccupa, m, in inglese, in italiano ho dei vuoti di memoria non indifferenti, em. Eh, questo fatto di incapacità di scegliere, di di focalizzare su una cosa, dire okay adesso investo solo su questa cosa, parto con questa cosa, cioè, eh, a cosa può essere legato? Può essere legato appunto, dicevo prima, a una paura che comunque non riuscirò poi a avere a portare, a avere successo in quello che sto cercando di fare, e, boh, è un'incapacità di scegliere dovuta a altre, ad altre cose, (non si capisce qualche parola) a volte mi sento proprio come, non so, e, mi viene un po' come se mi sta crollando addosso tutto, no, oddio penso devo far questo fare quell'altro, devo fare 'ste cose e non so cosa fare prima e come fare prima e mi trovo, un po', insomma questa cosa mi mette in agitazione e poi, cioè mi ritira, mi blocca tutto, non vado da nessuna parte.

T4: Capisco.

P4: Non so da dove viene questa cosa, non capisco, sicuramente è un è un aspetto del mio carattere che mi segue più o meno da tutta la vita, non è una cosa nuova, recente.

T5:  In termini generali è impossibile una risposta, perciò le dico vediamo le situazioni concrete, qual è l'ostacolo concreto di fronte al quale si ferma, lì si potrebbe cercare volta per volta il perché del suo fermarsi.

Poco dopo, nella stessa seduta: lunedì o martedì, mentre era occupato in un lavoro, gli sono arrivate da due committenti richieste extra, e lì “oddio, come faccio, che faccio?”, ha avuto una reazione anormale.

Osservo che ora parla di cose che vengono dall'esterno e fanno un sovraccarico, quando invece stavamo parlando della sua difficoltà a dare corso alle idee che partono da lui. E Pietro:

P: Allora. Sono d'ac, sì, sono assolutamente d'accordo, però credo che siano tutt'e due le cose problematiche, perché quello che viene da dentro, è vero, questo è assolutamente vero, di cui stiamo parlando dall'inizio di questa chiamata e da quello, è un problema, però è vero anche che, nel caso appunto di martedì di cui le parlavo, non erano tantissime cose, cioè una persona secondo me, normale e tutto, non avrebbe reagito come ho reagito io, che era, cioè poi,  non è che ho avuto un meltdown o sono impazzito, però c'è stato quel momento, trenta secondi, un minuto in cui ho detto “oddio, oddio, oddio!” ecc.

Spunti per l'analisi del testo

L'esame del testo trascritto presenta un punto interessante: in P1 il discorso è mal combinato, può far intendere che Pietro abbia già iniziato a scrivere, come se avesse anticipato per conto suo la sollecitazione che riceve in seduta dal terapeuta. E poi, fra terapeuta e paziente, c'è una curiosa ricorrenza di parole simili: “messe”, “messo”, “messo”. In P3 (parole che non trova, vuoti di memoria) si ripresenta quella specie di stordimento espressivo trovato in P1.

Perché succede? A cosa collegarlo? Si possono fare delle ipotesi: a) il terapeuta esprime apprezzamento per la “messe” di idee elencate da Pietro, che di solito è alla faticosa ricerca di cose da dire in seduta, b) il terapeuta però pone una condizione a Pietro, in pratica dice: “se vuoi che ti aiuti, devi fare quello che ti dico io”, c) la combinazione delle due, nel senso che, avendo portato questa volta tanti elementi all'attenzione del terapeuta, per Pietro è più difficile sottrarsi all'ulteriore passo che il terapeuta gli chiede.

!l verbale della riunione di gruppo è a disposizione. Cliccare su "Scarica il documento"

 
Chiudi