ATTUALITA'


Liquid biopsy

Nuove frontiere per la diagnosi del melanoma e altri tumori



Giampaolo Lai

Abbiamo avuto il privilegio di incontrare recentemente, Pierrette e io, in uno dei rari intervalli tra i suoi viaggi in Italia e all’estero, il nostro amico ormai di lunga data, il Prof. Bruno Damascelli. Con la vivacità e la passione sue abituali, ci ha intrattenuti a parlarci della sua ricerca sulla biopsia liquida. Cercherò di tradurre in parole semplici e piane ciò che ho serbato delle sue parole. Allego poi un suo articolo recentissimo, molto tecnico, uscito sulla Rivista Interventional News, 31 maggio 2019,  intitolato: Could selective liquid biopsy drive the one-shot treatment of melanoma? scritto in collaborazione con Vladimira Tichà, intervenzionalista. Ma che cos’è una biopsia liquida?

Una biopsia, nel senso abituale, è un prelievo da un organismo di un frammento di tessuto, solido quindi, sul quale poi si eseguono esami istologici, specialmente per stabilire se ci siano o non ci siano cellule tumorali. Si tratta, come ben si vede, di una pratica invasiva, nella quale il chirurgo taglia, asporta, ricuce. La biopsia liquida è invece una procedura non invasiva. Parte dall’idea, verificata, quindi dalla conoscenza, che i tumori, qualsiasi siano la loro localizzazione e accessibilità, rilasciano nella circolazione sanguigna sia cellule tumorali, vive o morte, sia il dna  delle cellule stesse del tumore. Se si raccolgono, con un prelievo sanguigno, queste cellule o questi frammenti di dna circolanti, si può fare una diagnosi precisa, esattamente come con una biopsia abituale. C’è un problema però. Ed è che la quantità di molecole genetiche in circolazione rilasciate dal tumore sono in quantità minima, si potrebbe dire infinitesimale, disperse nel gran flusso sanguigno in mezzo a innumerevoli cellule e residui di dna di altri tipi che le mascherano.

Per ovviare a questa difficoltà, l’idea di Bruno Damascelli è stata tanto semplice quanto geniale. Come in una spy story il detective può mettere posti di blocco nel tumultuoso traffico di una grande città (come in fondo è il caso di un prelievo di sangue nella vena di un braccio), lasciando al malvivente mille possibilità di mimetizzarsi tra la folla. Ma può anche pensare, il detective, di stabilire posti di blocco più mirati, laddove pensa che ragionevolmente il malvivente possa nascondersi. Per fare questo, il chirurgo ricorre a una sonda o a un catetere, opportunamente guidati, a partenza prevalente dalla vena femorale, che porti il raccoglitore di un campione di sangue il più possibile vicino all’aera designata. E lì, il campione prelevato ha la probabilità di contenere una più alta quantità di frammenti di dna tumorali che non nei prelievi del flusso sanguigno generale, dove gli stessi frammenti si mascherano tra gli innumerevoli residui di ogni tipo di dna. E così, la sensibilità e conseguentemente la specificità del liquido bioptico saranno più alte.

I vantaggi delle applicazioni cliniche della biopsia liquida sono evidenti e numerosi. Ciò che spiega l’ascesa della sua diffusione. Prima di tutto la non invasività del metodo, che ne consente la facile ripetibilità. Poi la possibilità di diagnosi precoce o precocissima, quando occorre non ci sono evidenze sintomatiche di malattie, in particolare oncologiche. Poi la possibilità di ripetere, a distanza ravvicinata, gli esami per monitorare l’andamento in circolo di cellule tumorali durante trattamenti farmacologici o di altro tipo.

Queste ricerche e questi interventi clinici, il Professor Bruno Damascelli li svolge nella Unità Radiologica Intervenzionale Oncologica, che dirige, presso la sezione Emocuore della clinica Columbus, sponsorizzata dalla Fondazione Falciani. I due esempi clinici che chi legge può trovare nell’articolo allegato sono opere del Professore e della Dottoressa Tichà. Un ostacolo alla diffusione delle biopsia liquida è il suo costo elevato, anche se mi pare di aver capito che le assicurazioni possano farsene carico.

Le frontiere delle ricerca e della cura delle malattie gravi, quali il melanoma e il cancro, si spostano sempre più in avanti, in luoghi fino a non molto tempo fa impensati, grazie a ricercatori competenti e appassionati come Bruno Damascelli e Vladimira Tichà.



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