ATTUALITA'


Estensionismo farmacologico, di Giorgio Cesati

Come un riduzionista scientifico pu‘¯? avvicinarsi all‘¯?omeopatia





Caro Giampaolo,

ti invio alcune mie considerazioni di conversazionalista estensionista che mi sembrano interessanti, perché esulano dalla pratica psicoterapeutica e rientrano in quella farmacologica. Anni fa io ero un difensore ad oltranza della priorità del severo scientismo occidentale, imperniato sulla rigida sperimentazione. Ammiratore indiscusso del professor Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri, deridevo i consumatori  dei farmaci omeopatici con le sue parole: «Se qualcuno vuol curarsi con l’acqua fresca, faccia pure». In effetti l’estrema diluizione del farmaco sembrava confermare, senza ombra di dubbi, tale affermazione che appariva ancora più credibile quando gli “omeopatici” contrattaccavano affermando che, malgrado la diluizione, rimaneva pur sempre l’ombra del principio attivo. Ed ecco negli anni ’30-’40, comparire sulla scena medica l’Omotossicologia ad opera del dottor Hans Heinrich Reckeweg, clinico esperto, appassionato omeopata e ottimo musicista. Sono gli anni in cui la biochimica e l’immunologia diventano le protagoniste della medicina contemporanea, ed è proprio alla luce di queste discipline che Reckeweg cerca di interpretare i fondamenti di Christian Friediech Hahnemann, fondatore della medicina alternativa chiamata omeopatia, similia similibus curantur. Negli anni 2000 molti medici hanno visto nell’omotossicologia il trait d’union, il punto d’incontro tra l’empirismo di Hahnemann, l’affascinante filosofia medica orientale e la severa scienza occidentale. Ravvedo in questa estensione di vedute il confronto tra il conversazionalismo e la psicanalisi, dove la testardaggine dei freudiani fa eco alla proterva incredulità di Garattini, dove le macchie di Rorschach anelano a debellare il “motivo narrativo”.

E non finisce qui. Come la tua intuizione e i tuoi studi introducono le tecniche nuove del Conversazionalismo, Reckewerg trova nella farmacologia una serie di principi farmacologici “nuovi”, frutto dell’interpretazione biochimica e immunologica delle malattie, il cui principio guida è sintetizzabile in tre parole: sinergismo-complementarietà-completezza d’azione. Una veduta, anzi un panorama estensionista senza pari.

Rimandando ai testi classici gli approfondimenti maggiori, qui cercherò di riassumerti  che cosa è l’omotossicologia, scienza che come ben sai identifica nelle “omotossine” la causa etiologica delle malattie. Il nostro organismo è continuamente attraversato da una miriade di tossine “esogene” (batteri, virus, tossine alimentari, fattori di inquinamento ambientale, molecole farmacologiche di sintesi, ecc.) ed “endogene” (prodotti intermedi dei vari metabolismi, cataboliti finali, ecc.). L’organismo si difende dalle tossine particolarmente aggressive con le malattie, al fine di neutralizzarle ed espellerle. Orbene, ti racconto in breve la mia esperienza: da anni sofferente di dolori alle mani causati da un insieme di patologie che spaziano dal tunnel carpale, alle dita a scatto e all’artrosi, dopo modesti e spesso inutili rimedi farmacologici, fisici e chirurgici sono approdato ai protocolli terapeutici dei preparati composti della farmacologia omotossicologica. I miei disturbi si sono immediatamente ridotti e sembrano avviati alla scomparsa. Come il rapporto tra il venditore e il compratore di parole continua se ci sono risultati, così il mio rapporto con le compresse di Arnica compositum procede sotto l’imput dei miglioramenti. Ti par poco? Un affettuoso abbraccio, Giorgio





Versione stampabile

Torna